Nelle nostre foto la chiesa inglobata nel Monastero delle Oblate Benedettine di Santa Scolastica a S. Vito dei Normanni. Si tratta di una cappella privata fatta costruire intorno al 1760 da monsignor Annibale De Leo nel magazzino adiacente alla sua casa paterna. Nel suo testamento monsignor De Leo stabilisce che la sua casa di S. Vito diventi un orfanatrofio che possa accogliere 10 ragazze rimaste orfane “per essere educate da una maestra nei doveri cristiani ed istruite nelle arti femminili, per diventare buone madri di famiglia” provvedendo anche con un lascito alle necessità dell’istituto.
La cappella sarà trasformata in seguito in una comoda chiesa; sarà iniziata a marzo e completata entro ottobre del 1824.
Nel 1851 dispone di tre altari: il maggiore dedicato a S. Giuseppe, con quadro del santo, quello di destra, intitolato a Maria SS Delle Grazie, con quadro della fuga in Egitto, uno piccolo dell’Addolorata e un Crocifisso; e infine quello di S. Teresa con quadro della santa e la Natività di Maria SS.
Nel 1876, si registrano cambiamenti nell’organizzazione dei 3 altari e committenza di varie opere artistiche. Una statua dell’Addolorata, una di Cristo Risorto ed una della Madonna della Provvidenza sono poste sull’altare maggiore. Sull’altare della Madonna delle Grazie, dedicato alla sacra Famiglia, è collocata una statua di S. Francesco d’Assisi. In chiesa vi sono ancora 2 quadri di S. Luigi Gonzaga e S. Agnese e 14 stazioni della Via Crucis. E’ custodita anche una reliquia di S. Teresa con suggello.
Agli inizi del 1900 sorgono incomprensioni fra gli amministratori comunali e le suore che vengono accusate di istruire le orfanelle “al ricamo, ai lavori di uncinetto, al tombolo e quelle cianfrusaglie dell’abbigliamento femminile che risvegliano la civetteria e il vagheggiamento di un lusso effimero”. Le suore si difendono rilevando che si vuole mettere le orfane in condizione di apprendere un mestiere utile, con la prospettiva di esercitarlo in proprio.
L’orfanotrofio entra in crisi e la chiesa viene abbandonata. Sarà solo grazie alla volontà e la tenacia di due donne, Memena Carparelli e Antonietta Passante che si continueranno ad assistere, educare ed istruire le orfanelle.
Nel 1936, appresa la loro intenzione di vestire l’abito, istituiscono in San Vito le Oblate Benedettine di S. Scolastica.
Il 14 dicembre 1944, Donna Memena Carparelli viene consacrata con il nome di Benedetta.
Nonostante le grandi difficoltà economiche che si possono incontrare in un paese ad economia agricola, i lavori per il rifacimento della chiesa e la riorganizzazione dell’orfanotrofio furono intrapresi. A dirigere i lavori l’ingegnere benedettino Padre A. Lanzani. La chiesa viene ingrandita con il nuovo presbiterio. Si costruisce l’altare maggiore col ciborio (tabernacolo a 4 colonne sovrastante l’altare) e la balaustra in marmo. Dietro l’altare viene realizzato il coro ligneo dal falegname Vincenzo Leozappa di San Vito, separato da porte in ferro battuto della ditta Raniero di Bari. La porticina del piccolo ciborio dell’altare, opera dello scultore emiliano R. Brozzi, è stata esposta a Roma nel 1950, alla mostra internazionale di arte sacra. L’altare di destra è dedicato a S. Teresa, raffigurata in trittico con S. Scolastica e S. Geltrude; quello di sinistra ha un altro trittico con S. Benedetto, S. Mauro e S. Placido.
All’interno una serie di dipinti del pittore O. Bramante.
All’esterno un pregevole portale in pietra risalente all’epoca della fondazione, dotato di un piccolo protiro sostenuto da due colonne, probabile opera di scalpellini locali.
Abstract: Dino Ciccarese e Marco Marraffa, Le chiese e le confraternite di San Vito dei N.nni